Il bosco dei Cento Acri è il mondo nel quale lo scrittore Alan Alexander Milne ha ambientato le avventure del piccolo orsacchiotto Winnie the Pooh e dei suoi amici. Fonte d'ispirazione per le sue opere è stato il figlio Christopher Robin con i suoi pupazzi, diventati protagonisti delle storie. Il mio blog si chiama così perchè quando ho saputo che sarei venuta a Londra non mi è venuto in mente Shakespeare, o Darwin o la regina Elisabetta, ma l'orsetto giallo goloso di miele che impara ogni giorno cose nuove assieme ai suoi amici. Anche noi stavamo per andare in un posto sconosciuto e avremmo imparato molto. Ed eravamo in gruppo. Chi goloso e ingenuo come Winnie, chi un po' scontento come l'asinello Ih-Oh, chi pauroso come Pimpi, chi esuberante e istintivo come Tigro, chi razionale e puntiglioso come il coniglio Tappo, chi come Roo o come Owl, fatto è che c'eravamo tutti. E allora Londra è stata il nostro bosco. Dalla cima degli alberi fino al sottosuolo abbiamo scoperto molto di questa bella città che ha da mostrarci ancora tanto. Non solo per la cultura e la storia che la accompagna, ma anche per la gente e la lingua e la scuola e... tutto il resto insomma. Oggi sono stata in giro da sola e ho fatto sali e scendi dagli autobus. Ho ripercorso tutta la città, da Oxford Street a Trafalgar Square, dal London Eye alla Torre di Londra, al Tower Bridge, fermandomi di tanto in tanto per il pranzo, per la merenda, per fare due passi. Sono arrivata ad Hyde park e col sole e il vento era una meraviglia. Mi sono sdraiata sul prato sotto a un albero, tra i fiori gialli e gli scoiattoli, non lontana dal laghetto. Guardavo in alto il cielo azzurro dove le nuvole correvano come sempre veloci e ho visto un aereo. "Domani", ho pensato, "Sarò anche io lassù e starò tornando a casa". Peccato tornare già, perchè questi due mesi sono volati. Mi piacerebbe prolungare di un po' questo programma Leonardo o partecipare a un programma Michelangelo e ripartire subito. Come avrete capito Londra mi ha conquistata. E' stata molto bella l'esperienza a scuola e credo di avere imparato molto osservando come funzionano le cose in un Paese tanto diverso dal nostro. Diverso in bene e in male. Ho scritto a Simon nel report che a Londra, a scuola, all'università, nella vita londinese, mi sembra che tutto si muova veloce, tutto è programmato e non si può saltare mai una parte della scaletta. A lezione i tempi sono contati: hai 5 minuti per fare questo, hai 10 minuti per copiare quell'altro, hai 30 minuti per la pausa merenda, ... ma cavolo, non è contemplato che uno necessiti di più tempo per escogitare un nuovo metodo risolutivo, per fare le cose fatte bene, per farsi venire un'idea brillante, per prendere consapavolezza di quello che sta facendo? Sembra di no. L'importante è fare, e rispettare il programma. Considerando che a casa non vengono assegnati compiti, manca completamente nella scuola inglese il tempo dedicato a se stessi, alla comprensione personale delle cose. I giochini iniziali e finali vanno bene, ma si perde il bello di quello che la scuola dovrebbe insegnare a fare: pensare. Non so se riuscirei mai a vivere in un posto che corre così rapidamente senza aspettare nessuno, perchè a me piace andare piano piano, e metterci il tempo che ci vuole a fare le cose. Ma è certo che sotto altri aspetti penso che gli inglesi siano abili e all'avanguardia. Per cui il loro mondo, il bosco dei cento acri, mi affascina tanto, e non smetterà mai di farlo.
Voglio ringraziare la prof.ssa Paola Rossi per aver promosso e seguito il progetto, il nostro referente a Londra Simon Coffey e coloro che ci hanno permesso di realizzare tutto questo. Mi dispiace che ci sia stato qualche problema organizzativo o che ci siano state incomprensioni, ma credo che le difficoltà, incontrate da tutti, facciano parte della complessa organizzazione che un progetto di tale portata richiede, soprattutto se realizzato per la prima volta.